Da diversi anni mi occupo delle difficoltà che bambini e adolescenti incontrano durante il loro percorso di crescita.
Lavorare con i bambini e gli adolescenti, mi conferma ogni giorno le loro potenzialità nel superare gli ostacoli che incontrano in breve tempo, quando trovano uno spazio di ascolto accogliente e professionale dove poter elaborare le loro difficoltà e ripartire verso nuove avventure e obiettivi.
Negli anni ho cercato e trovato una rete di professionisti privati e pubblici con cui collaborare (Logopedisti, psicomotricisti, neuropsicologi, altri colleghi psicologi). Questo perché mi piace lavorare in gruppo, vedere il bambino/adolescente a 360°, valutando l’aiuto più adeguato al bisogno emerso, e penso che il gruppo sia, come lo è la famiglia, un importante “luogo” per confrontarsi e far emergere le risorse e le potenzialità.
Come lavoro?
Per quanto riguarda la CONSULENZA PSICOLOGICA, nel caso di un BAMBINO, il primo incontro è gratuito e avviene solitamente con entrambi i genitori.
Questo primo colloquio ha lo scopo di
- ripercorrere le fasi di sviluppo del bambino;
- individuare il problema;
- capire se un intervento psicologico sia necessario.
Se se ne valuta la necessità seguiranno tre colloqui valutativi con il bambino durante in quali attraverso attività di gioco e didattiche verrà valutato il problema portato.
Terminata la fase di valutazione ci sarà un colloquio con solo i genitori per presentare loro i risultati della valutazione e programmare se necessario un intervento psicologico.
Nel caso si inizi un intervento psicologico, saranno programmati incontri con i genitori per confrontarsi sul percorso. La frequenza degli incontri è variabile in base alla situazione e alle necessità del terapeuta, dei genitori e del bambino.
Per quanto riguarda l’ADOLESCENZA, per il ragazzo richiedere una CONSULENZA AD UNO PSICOLOGO è un passo costoso a livello emotivo perché è molto forte l’ambivalenza tra il chiedere aiuto e il lasciar intendere o mostrare il proprio stato di bisogno. Solitamente sono i genitori, preoccupati per il loro ragazzo che chiedono una consulto psicologico. In questo caso è possibile distinguere quattro situazioni:
- l’adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo ed è d’accordo ad incontrarlo. I genitori e il ragazzo sono concordi e consapevoli rispetto al fatto che ci sia uno stato di crisi da valutare:
- l’adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo e non è contrario ad incontrarlo anche se ritiene che non vi sia nessuna problematica di tipo psicologico che lo riguardi;
- l’adolescente non sa della richiesta dei genitori allo psicologo: i genitori dovranno parlarne, spiegandogli la loro preoccupazione;
- l’adolescente sa della richiesta dei genitori allo psicologo ma non è disponibile ad incontrarlo.
In tutti questi casi, comunque essendo l’adolescente minorenne, il primo incontro è con i soli genitori. Anche in questo caso seguiranno tre colloqui di valutazione e una restituzione ai genitori per la valutazione di un eventuale intervento psicologico.
Come per i bambini, anche in questo caso ci saranno, durante il percorso con il ragazzo, degli incontri con i genitori di confronto.
Chiedere una consulenza psicologica è segno prima di tutto di attenzione e poi di preoccupazione rispetto a ciò che sta accadendo ai nostri figli. È un confronto con uno specialista in un momento in cui ci sembra che le cose stiano cambiando e non capiamo come e perché.
I genitori, la famiglia sono e rimangono il punto di riferimento per il bambino e l’adolescente e la risorsa più importante su cui una terapia psicologica può contare.